"Le redazioni che ho frequentato sono state palestre di duro lavoro e di forte impegno, ma anche teatri di innumerevoli scherzi a danno di colleghi. Forse si facevano per stemperare la seriosità dei ruoli o dissacrare la sacralità dei luoghi, ma comunque si facevano realmente e per anni se ne è favoleggiato. Non erano scherzetti di un momento, ma burle articolate, che duravano anche più giorni, che avevano, oltre al bersaglio predestinato, un contorno di carnefici principali e collaterali. Alle volte la burla veniva accuratamente architettata, altre volte ci si affidava all'improvvisazione. Erano scenette di una commedia dell'arte organizzata in redazione, scampoli di buonumore, dove a ridere erano tutti meno la vittima."