Frieda ha sempre desiderato una vita stabile, una casa con un giardino, avere un cane o un gatto, degli amici, frequentare la stessa scuola almeno per un anno. Il suo destino è stato invece un’infanzia nomade al seguito di un padre irrequieto, il poeta Ted Hughes, dopo la morte della madre, la poetessa Sylvia Plath. Adesso che è adulta, Frieda ha comprato una vecchia casa da ristrutturare nella campagna gallese e può finalmente realizzare il suo sogno: potersi fermare in un luogo, piantare un giardino, dipingere e scrivere. A queste attività se ne aggiunge ben presto un’altra, destinata a cambiarle la vita: accogliere in casa un piccolo di gazza, unico sopravvissuto di un nido distrutto da una tempesta. La gazza, battezzata George, si trasforma da esserino malconcio fatto di piume e ossa in un compagno intelligente e ribelle. Osservare lo sviluppo del piccolo ospite, seguirne i progressi, prevenire e far fronte ai suoi bisogni assorbono sempre più il tempo di Frieda, che annota giorno dopo giorno in un diario le sue riflessioni. Ne viene fuori il ritratto tenerissimo e divertente di una creatura diversa eppure in grado di stabilire una relazione profonda con la propria salvatrice, un essere senziente che avvicina la “mamma” adottiva a una visione più articolata dell’esistenza e delle sue fasi fondamentali, quasi un paradigma a cui possiamo ricondurre ogni nostro rapporto: conoscersi, amarsi, prendersi cura dell’altro ma anche sapersi lasciare e allontanarsi con saggezza.