Brian Evenson, maestro del perturbante e della tensione, torna in libreria con Il padre della menzogna, tradotto da Orso Tosco per l’editore Nottetempo.
In questa intervista, discuteremo con l’autore del suo processo creativo, delle tematiche oscure che attraversano le sue opere, e del suo modo unico di costruire storie che riescono a lasciare un segno indelebile nella mente dei lettori.
Preparatevi a entrare nel mondo perturbante di Brian Evenson, dove nulla è come sembra e ogni pagina cela un mistero da svelare.
Il titolo "Il padre della menzogna" suggerisce una riflessione sul male. Qual è il significato che attribuisce a questa espressione nel contesto della storia?
In inglese uno degli appellativi di Satana è father of lies, “padre della menzogna” – espressione tratta dal Vangelo di Giovanni 8,44. Satana è il primo bugiardo e l’origine di ogni menzogna. In aggiunta c’è il fatto che associamo alla religione la paternità e il patriarcato: Dio è il Padre e in molte religioni gli stessi sacerdoti sono apostrofati come “padre”. Fochs è un lupo travestito da agnello, un Padre della Chiesa che è anche un bugiardo, e la sua più grande menzogna è il fatto di essere tutto l’opposto di ciò che appare. Eppure viene protetto da questa religione patriarcale e gli è concesso di continuare a comportarsi come sempre – cosa che vediamo di continuo anche nel mondo reale.
Il prevosto Fochs è un personaggio complesso e tormentato. Come ha sviluppato la sua psicologia e quali sono state le sfide maggiori nel dare forma a un personaggio che si muove tra colpa e paranoia?
È un personaggio con cui ho trovato davvero arduo coesistere, perché in lui c’è molta complessità e un continuo giustificarsi. Sarebbe stato molto più facile scrivere di lui se avessi usato la terza persona, ma poiché è Fochs stesso a narrare buona parte del libro la sfida è stata scrivere di lui da dentro la sua psiche, mostrare il suo modo di pensare. Una delle difficoltà più grandi direi che è stata provare a equilibrare in lui il senso di colpa e ciò che invece si sente in diritto di fare. Di fatto ha deciso che, poiché è stato scelto come leader della sua Chiesa, allora deve assolutamente essere degno, e buono. Credo che l’aspetto più importante nell’inquadrarlo come personaggio sia stato osservarlo attraverso gli occhi di Feshtig, vedere come si presentava al suo analista e poi far sì che l’analista si rendesse conto di quanto Fochs l’aveva ingannato. Il contrasto tra l’evoluzione del punto di vista di Feshtig su Fochs e la facciata che Fochs presenta è molto importante.
La religione gioca un ruolo centrale nella storia. Qual è la sua visione personale sull'influenza delle istituzioni religiose nella vita degli individui, soprattutto quando si tratta di concetti di peccato e redenzione?
Sono cresciuto all’interno della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (mormonismo) e per alcuni anni sono stato un membro molto attivo e devoto. Ora sono felicemente scomunicato, e non sento alcuna spinta a unirmi a un’altra fede. Sono contento di vivere all’infuori di queste istituzioni – anche se sono tuttora convinto che la mia morale sia stata in gran parte formata dal mormonismo. Credo che la religione possa essere un qualcosa di positivo per le persone, ma credo anche che ci sia chi usa la religione e la confessione per sentirsi meglio rispetto ai peccati commessi, per poi, una volta perdonato, tornare a commetterli di nuovo. La religione può essere sfruttata e manipolata. Riguardo alla confessione, per esempio, i leader religiosi vengono istruiti a concepire le persone come intrinsecamente buone, e fanno una gran fatica a capire come gestire un sociopatico o uno psicopatico. Difatti spesso prendono decisioni in buona fede che sono terribili per le vittime di abusi.
Il tema dell'incubo e della realtà che si intrecciano è ricorrente. Qual è il ruolo dei sogni nella sua narrazione e cosa rappresentano per lei in termini di esplorazione del subconscio?
Sì, unire realtà e incubo è qualcosa che mi interessa molto. Nelle mie storie i sogni possono rivelarsi molto importanti, vi appaiono spesso. In questo romanzo alle volte i sogni sono fittizi, invenzioni di Fochs per raccontare al proprio analista qualcosa di realmente accaduto senza doverlo ammettere. Ma credo davvero che i sogni consentano al subconscio di affiorare in superficie in modi cruciali e sorprendenti.
Il suo stile è spesso descritto come perturbante e inquietante. Come riesce a bilanciare la tensione narrativa con l'esplorazione di temi così oscuri?
Lavoro molto su ritmo e suoni della prosa, provando a raggiungere il massimo risultato usando il minor numero di parole possibile. Credo che se si è attenti allo stile e al linguaggio la tensione narrativa si sviluppi automaticamente.
Ha subito influenze particolari da altri autori o opere mentre scriveva "Il padre della menzogna"? Se sì, quali?
Mentre scrivevo il romanzo ho letto l’opera di Andrew Vachss. L’autore, mancato nel 2021, ha scritto thriller spesso incentrati su abusi e sfruttamento dei minori. È stato lui, in parte, a spingermi a scrivere questo libro, e quando ha espresso il suo sostegno la cosa mi ha reso molto felice. Ho letto anche il primo case report della Mormon Alliance, che descriveva gli abusi su minori da parte della Chiesa mormone, al cui interno era riportato nel dettaglio un presunto crimine compiuto da un leader religioso e l’insabbiamento da parte dei vertici del movimento, che hanno poi scomunicato le madri che se ne erano lamentate. Una lettura scioccante, ma imprescindibile per lo sviluppo del romanzo.
Quale reazione spera di suscitare nei lettori con questo libro e cosa spera che i lettori portino con sé dopo aver letto "Il padre della menzogna"?
Non sono contrario alla religione; credo che nella religione istituzionalizzata ci siano molti aspetti in grado di migliorare la vita delle persone (per quanto io sia più felice ora che non appartengo a un credo). Credo tuttavia che le religioni di stampo patriarcale abbiano la tendenza a lasciarsi sfruttare da individui malvagi, soprattutto quando tali individui raggiungono posizioni di potere. Spero che i lettori di questo romanzo ne escano con un maggiore scetticismo nei confronti dei propri leader religiosi. Capita troppo spesso che ai più ingannevoli tra loro si presti fiducia in modi che continuano a danneggiare le vittime dei loro abusi.
“La narrativa di Evenson è in parti uguali ossessiva, sperimentale e violenta. Perturba gli animi.”
—The New Yorker
Brian Evenson (Ames, Iowa, 1966) è scrittore, traduttore critico e docente universitario. Le sue opere gli sono valsi numerosi riconoscimenti, tra cui il premio O. Henry per la narrativa breve, tre Shirley Jackson Awards e l'International Horror Guild Award.