"DNA Chef" di Roberta Lepri, edito da Voland è una saga familiare, è un avvincente racconto di crescita personale e un emozionante viaggio di riscoperta delle proprie radici.
Noi ve lo raccontiamo con l'aiuto dell'autrice che abbiamo intervistato e con la quale approfondiamo gli aspetti più interessanti del romanzo.
C’è un file rouge: la cucina, o meglio il lavoro di cuoco o meglio ancora le tagliatelle ai ricci. E poi c’è Guido Nocentini che ha tutte le carte in regola per diventare un grande chef e prima di lui il nonno, Giovanni, cuoco fiorentino. Una storia di famiglia, potremmo dire, che Guido si trova a dover indagare. Cosa riuscirà a conoscere? Guido ha uno strano modo di indagare: di solito si parte dall'incertezza per arrivare a una verità, lui invece comincia da quella che per lui è certezza assoluta, cioè il Dna chef. È questa idea a spronarlo, a consolarlo nella sconfitta e a permettergli di non arrendersi. Eppure dovrà metterla in discussione. La sua grande indagine dunque andrà a ritroso, e la farà soprattutto su se stesso. Servirà a smantellare la sua durezza d'animo, l'incapacità di amare, le convinzioni in apparenza inattaccabili. Questo farà di lui una persona capace di ricominciare da capo.
Guido Nocentini, 40 anni eppure si sente già vecchio. È l’immagine di un uomo che ha lavorato molto per raggiungere i propri obiettivi. Cos’è che patisce Guido? Riuscirà a cambiare le cose? Guido è "drogato" di lavoro. Per lui la cucina è ossessione, ricerca continua, tensione e nervi scoperti. Le ha sacrificato l'amore, l'amicizia e anche il rapporto con la famiglia d'origine. Cambierà le cose quando saranno le cose a cambiare lui: la morte del padre a cui non ha mai dimostrato affetto e in contemporanea l'arrivo della pandemia lo costringeranno a uscire fuori dal suo microscopico mondo. Scoprirà le grandi debolezze e il dolore del nonno, figura che credeva inattaccabile. Metterà così in discussione anche il Dna chef, riuscendo alla fine ad accettare se stesso anche lontano da un contesto lavorativo.
Un romanzo che nasce in pandemia e che inevitabilmente si interroga sul senso della vita. I protagonisti lo fanno in maniera differente, ci accenna come? Ognuno dei protagonisti, arrivato a un certo punto deve chiedersi cosa conta per lui veramente, e scegliere. Forse è questo il senso della vita: la scelta. Un giorno accade qualcosa che ci impone una decisione fondamentale, e da lì in poi niente sarà più lo stesso. Ognuno di noi, prigioniero in casa senza alcuna certezza nel futuro, nei giorni del lockdown, si è posto questo interrogativo: cosa voglio? Che cosa conta per me VERAMENTE? Guido, che inizialmente vive solo con rabbia e tanta arroganza, comincia pian piano a farsi questa domanda, riuscendo solo sul finale a trovare una risposta. È stato lo stesso per i suoi nonni, Giovanni e Beatrice, quando hanno dovuto decidere tra una vita di libertà o una nella prigionia di un matrimonio marchiato dal dolore. E anche Bruno, il padre, uomo mite e generoso, nel suo cercare di andare controcorrente rispetto alla famiglia di origine e nel suo coerente modo di amare Guido, che invece lo ha sempre rifiutato, si è chiesto che cosa voleva veramente e ha scelto. Con una forza di volontà che è riuscita a sfidare la morte, superandola.
"Dna Chef" è da scoprire su #Culpt e nella vostra libreria di fiducia, siamo sicuri che vi catturerà e lo leggerete tutto d'un fiato in queste giornate estive.