“Amico mio” di Gianmarco Perale, edito da NN Editore è un romanzo coinvolgente e toccante che attraverso i dialoghi fitti e intensi ci fa rivivere le emozioni e le cicatrici nascoste dell’adolescenza. Esplora quei momenti di verità che scintillano, talvolta spaventosi, ma in grado di rivelare la nostra vera essenza interiore.
Ce lo ha raccontato l’autore quando gli abbiamo chiesto di soffermarsi con noi sulla figura del protagonista Tom e del rapporto con Poni, il suo migliore amico.
Un’amicizia vera, molto importante soprattutto per Tom che sviluppa un’ossessione nei confronti di Poni. Come nasce questa ossessione?
«Allora io penso che a Tom, come a me in quanto autore, manchi il metro e la bilancia per misurare il sentimento e tutte le emozioni verso Poni. Perché? Perché quando ho iniziato a costruire il personaggio di Tom sono andato ovviamente a scavare nella memoria di cose che io ho vissuto ma non ricordo. Mi è mancata la capacità di misurare davvero i rapporti e quanto io posso spingermi davvero verso un rapporto. Io non ho mai amato qualcuno di cui non ero ossessionato e non mi sono mai ossessionato a qualcosa che non ho amato follemente. Io ricordo che c’è una carta Pokemon, che è la carta Pokemon di Charizard che quella volta che l’ho trovata dentro questa bustina ricordo ancora dove ero. Quella carta l’ho nascosta in un cassetto dentro una busta e dicevo a tutti che ce l’avevo, ed effettivamente era vero, ma non la tiravo mai fuori. Di notte ci dormivo, e così facevo magari con un peluche particolare, con delle amicizie, con le donne con cui sono stato. Non ho mai avuto, come Tom, la capacità di misurare il sentimento. Che fosse amicizia o amore, questa è una cosa che proprio mi ha distrutto durante la vita.
Infatti, poi nel libro restituisco, richiamo in vita questo mio disturbo. Quello di non riuscire a vedere fin dove mi sto spingendo. Mi sono concesso tramite Tom la possibilità di essere veramente me stesso al 100%, senza giudizio, e spingendomi anche in posti veramente scomodi. Tom rappresenta tutte le scelte sbagliate che io non ho fatto ma che in realtà avrei potuto fare. All’interno della mente di Tom ero libero di essere completamente me stesso. Senza sentirmi giudicato da me stesso. Questo mio senso di fallimento costante che si amplifica ogni giorno in Tom ho potuto annullarlo. Ho potuto dire semplicemente “tu sei anche questo”. Questa è la cosa che mi ha dato più emozioni in assoluto, poter essere libero di essere anche una persona che sbaglia.»
Questa ossessione, questa amicizia, fa perdere a Tom l’opportunità di avere altri amici, come i compagni di classe, il suo allenatore, i compagni della squadra di calcio in cui gioca. Non si sentiva solo Tom?
«Probabilmente si sentiva solo, ma il suo mondo era Poni. C’è come una specie di sostituzione di priorità che man mano che se si va avanti nel testo cresce con l’ossessione di Tom. Più tom si ossessiona e più continua ad ossessionarsi, perché non riesce ad ottenere quello che vuole. È un personaggio manipolatore, un ragazzino molto sveglio, intelligente. Riesce ad avere un metro di giudizio per quanto riguarda gli adulti, riesce a capire quando l’adulto vuole ottenere qualcosa da lui, però non riesce a capire che cosa vuole ottenere lui davvero. È consapevole di volere una cosa, ma non sa perché lo sa e non sa come arrivarci e soprattutto scambia la consapevolezza etica con quella morale. È convinto che la giustizia personale sia etica. Ma l’etica ci insegna che noi non possiamo fare del male per ottenere qualcosa di buono, che la giustizia non è mai privata, è universale. Tom crede sempre di agire in nome nella giustizia ma in realtà sbaglia senza accorgersene, semplicemente per lui è incomprensibile.»
Amico mio è da scoprire su #Culpt e in libreria e siamo sicuri vi appassionerà in questi giorni d’estate.