L: Credo che la risposta sia entrambe. Vado sempre incontro all'acqua: essere una nuotatrice mi ha salvato la vita, avendomi allontanata dalla casa dei miei genitori. Inoltre, l'acqua per me è come una metafora primaria del flusso costante di idee interessanti. In questo caso con L'impulso ho voluto indagare l'acqua come linguaggio, come mezzo attraverso il quale una ragazza può muoversi nel tempo e nello spazio. Anche io, crescendo, mi sono mossa attraverso il tempo e lo spazio e, "nuotando via" da casa, ho dato una svolta alla mia storia personale.
L: Con piacere! Come la maggior parte dei personaggi che popolano le mie storie, mi è apparsa in sogno come una foca che nell'acqua si trasformava in una ragazza. Questo non è insolito per me, avevo già fatto questo sogno. Vivo vicino all'oceano e vedo sempre le foche, quindi non è cosi strano, ma in questo caso il suo nome diventa importante perché Laisvė significa Libertà in lituano e quindi ho scelto il suo nome perché potesse essere un'altra forma di spazio da esplorare o un altro elemento da indagare, come l'acqua. Ho lasciato che la parola libertà abbandonasse il sistema di segni che noi chiamiamo linguaggio, così che Laisvė potesse sguazzarci, e mi sono chiesta che cosa succederebbe se il significato che diamo a una parola come libertà cambiasse. Cambiare linguaggio e cambiare storia potrebbe fornirci diversi posti in cui andare? Il mio personaggio è sia tradizionale sia non tradizionale, perché l'ho considerata più come un simbolo o un segno.
L: Sono assolutamente collegati! Ho anche scritto un libro riscrivendo la storia di Giovanna d'Arco, che è stato pubblicato in Italia da un'altra casa editrice. […] Le ragazze di tutte queste storie sono una versione della mia storia personale, in cui il tema e che ci si deve salvare da soli qualsiasi siano le circostanze, e andare in cerca di eroi non sarà quello che salverà. Questo tema è ricorrente, perché e ciò che ho da dare: e l'unica verità di quella che e stata la mia fragile vita e quindi e tutto ciò che ho da dare. E anche sempre connesso al fatto che mia figlia sia morta il giorno in cui e nata, e dentro a questo lutto e perdita sono sopravvissuta chiedendomi cosa avesse generato questa morte e se ci fosse un posto in cui avrei potuto farla vivere per sempre e farle incontrare altre persone. Quindi anche la morte sfugge alla spazio della storia.
L: Credo che un buon modo per analizzare questo storytelling sia visualizzare i fili della storia che appaiono in tutti i tempi e tutti i luoghi. Io ho immaginato come questi fili del passato, del presente e del futuro si intreccino sempre tra loro o si sciolgano. Per me questi fili si intrecciano e si sciolgono in maniera interessante ed è un modo non convenzionale di strutturare la trama, lo so che e strano, ma mi permette di fare domande tra i fili diversi. Poi la tirannia delle storie che abbiamo ereditato come se fossero vere e non ci fossero altre versioni e noi sappiamo che non e vero. Un esempio interessante sono le catene della Statua della Liberta, che in origine dovevano essere nella sua mano alzata verso il cielo come racconto nel libro, mentre a causa dell'uomo bianco di potere sono finite ai suoi piedi dove a malapena si vedono. È la storia dell'emancipazione avrebbe potuto avere un impatto completamente diverso dal punto di vista visivo, spirituale e sociale se quel dettaglio fosse emerso. Perciò lasciare che la storia sia fatta di tanti fili è una mia strana versione di speranza. Possiamo ancora cambiare la storia se tiriamo i fili e li intrecciamo in maniera diversa.
L: Assolutamente. Le persone leggono alcuni dei miei libri come se venissero dal futuro e c'è una parte di me che proietta la storia nel futuro, ma si tratta di un futuro molto vicino. […] Ci sono guerre dappertutto, la libertà è sotto attacco ovunque, il fascismo si sta espandendo. Questo è il nostro tempo presente. Quindi io a 61 anni sento l'urgenza di esprimere le storie che mi sono rimaste da raccontare.
L: È una bella domanda e grazie per le belle parole, sei molto gentile. C'è una frase della scrittrice Jeanette Winterson che ora non ricordo perfettamente ma più o meno dice che dovresti scrivere della tua vita una volta come fatto e una volta come finzione. Per me fatti e finzioni sono in dialogo tra loro e si influenzano a vicenda. Quando ho scritto della mia vita ho lasciato che fatti e finzione si parlassero e sono meno spaventata di trovare la verità assoluta perché non ce n'è una. Se scrivessi ora la Cronologia, sarebbe una storia completamente diversa. I fatti possono rimanere gli stessi o cambiare perché la memoria e fallibile. Quindi non ho l'ansia che sembra appartenere a qualcuno di trovare una relazione tra fatti e finzione, o tra il sé e il personaggio, perché penso che siano sempre in dialogo l'uno con l'altro. Io penso che ogni giorno ognuno di noi sia svariati personaggi, a seconda di tutte le stanze in cui entriamo, di tutte le persone con cui interagiamo.
L: Sono molto vicina alla realizzazione del film e a Kristen Steward che lo sta dirigendo. Kristen e mio marito Andy Mingo hanno scritto la sceneggiatura mentre io non sono cosi coinvolta perché penso che la sua arte abbia guardato la mia arte che e il libro e ora lei, come artista, ne abbia tratto un'altra opera d'arte, e le vedo come due opere che saranno in dialogo tra loro. […]
L: Si, ho appena finito un libro che uscirà nel 2025, s’intitola Reading the Waves e ha un rapporto dialogico con la Cronologia. Spero che il mio prossimo progetto sarà un romanzo, lo preferisco perché posso sguazzarci dentro.